Pontremoli e il Registrum Magnum del Comune di Piacenza
Di poi il 6/11/1194 abbiamo i Capitoli della pace tra il
marchese Moroello Malaspina e suo figlio Guglielmo. “…iuraverunt pacem et concordiam Placentinis et Pontremulensibus…” che
sono giurati alla presenza del vescovo di Piacenza Ardizzone, di quello di
Bobbio Ottone, e di altri. I Malaspina si impegnano tra l’altro alla remissione
di tutti i danni commessi alla data del “preceptum
quod…imperator fecit in Pisanis parti bus”; a concedere libertà di
transito, a non far guerra né a passare per il territorio della controparte per
fini di guerra, a smantellare il castello di Petracorva e a non consentirne la
ricostruzione e di fare altrettanto per Grondola, a non ammettere nel proprio
territorio chi intenda muovere guerra ai Piacentini e ai Pontremolesi. “In nomine domini
nostri Iesu Christi, amen.Nos marchiones Malespine facimus pacem et tenebimus
vobis Placentinis et Pontremulensibus et omnibus vestri comitatus…” Nos
Placentini et Pontremulenses facimus pacem et tenebimus vobis marchionibus
Malespine et ho minibus vestris,et specialiter Tedaldo de Pontremulo et hominibus Petre Corve”(25).
Grondola |
Il Campi ne
parla a riguardo dei problemi sorti ancora fra Piacentini e Pontremolesi che
nel 1194 vennero alle armi e “finalmente
si concluse fra essi la pace, la quale nel mese di novembre dell’anno appresso
si ristabilì nel palazzo episcopale di Piacenza alla presenza del vescovo
Ardizzone, d’Ottone vescovo di Bobbio e de’ consoli della stessa città… (Da
Locatelli Umbertus, Historia Placentiae,
fol.108)” (26).
Sempre il 6
novembre 1194 Moroello e Guglielmo, alla presenza degli stessi testimoni,
giurano che faranno giurare a Corrado di Obizzo la pace già giurata dai
Malaspina con Piacentini e Pontremolesi. (27)
Dopo un anno, Il 17 dicembre del 1195, a Piacenza, troviamo
citato un Istrumentum sacramenti dove
Alberto Malaspina, anche a nome di Corrado suo nipote, dà a Piacenza sia il
poggio di Grondola col suo castello e tutti gli altri poggi della stessa corte. Giura che aiuterà
Piacenza contro Parma e i Parmigiani se questi cercheranno di occupare
Grondola. Il giorno stesso giura fedeltà a Piacenza (28). La
Curia di Grondola va quindi a Piacenza e non a Pontremoli che ne aveva, come
visto, le consuetudini. Di più, nell’atto di ciò non se ne parla e
Pontremoli viene citata solo in ultimo “…ad
quam tenutam accipiendas iandisctus comes Azo potestas Placentie constituit a
parte communis Iacobus Calvum, potestatem Pontremoli tunc electum,nomine
communis tenutam tollere et vice communis accepere”.
Grondola |
Il 18 o 17
marzo 1198 a Piacenza, Corrado Malaspina, figlio del fu Obizzo, conferma la
cessione dei poggi della corte di Grondola fatta al comune di Piacenza e per
esso al conte Azzone suo Podestà da suo zio il marchese Alberto, nonché gli
accordi intervenuti tra lo stesso Alberto e il medesimo Comune. Egli inoltre
giura di osservare la pace e l’accordo fatto dal marchese Moroello e da suo
figlio Guglielmo con i Piacentini e Pontremolesi. (29)
In virtù
degli accordi intervenuti coi Piacentini e quindi anche coi loro alleati, I
Malaspina devono poi impegnarsi anche coi Milanesi e il 17/10/1200, abbiamo i Capitoli
dell’alleanza tra i Milanesi (rappresentati da Arnaldo di Sopracqua e Corrado
Alberio console dei mercanti) e i Piacentini (per mezzo di Rogerio da Sarturano
e Lotario Barelli anch’egli console dei mercanti) da una parte, dall’altra i
marchesi Malaspina Alberto e suo nipote Corrado figlio del fu Opizone, anche a
nome di Guglielmo del fu Moroello, contro Pavesi e Parmensi. Tra l’altro i Malaspina
si impegnano proteggere le persone e i beni dei Milanesi e dei Piacentini e dei
loro alleati e cioè Bresciani, Comaschi, Landensi e Veronesi, senza concedere
loro il passaggio nel caso che intendano muovere contro il marchese del
Monferrato; a far guerra ai Pavesi e agli altri nemici di Milano e di Piacenza,
ma non al marchese del Monferrato; a impedire il passaggio per i loro territori
ai Pavesi e agli altri nemici delle due città. Se Comaschi, Lodigiani e
Novaresi vorranno unirsi all’accordo, i Malaspina sono tenuti ad accoglierli.
Il patto non pregiudica la fedeltà al vescovo di Bobbio. Compare nell’atto
ancora Pontremoli, ma non come alleato, a dimostrazione che ormai i giochi sono
fatti e i Malaspina, vassalli di Piacenza, avranno una vita diversa.
Bobbio |
Milanesi e
Piacentini devono aiutare i marchesi
contro Pavesi e Parmigiani e diversi avversari… Et committent se Placentinis de omnibus discordiis quas habent cum
Pontremolensibus et de toto quod aquisiverunt a marchione estensi in Lunexana,
ad fatiendum datum et finem quibuscumque et qualitecumque Placentini dixerint,recepro quod inde defenderunt,ita
quod quantitas non excedat sommam
nongentarum quindecim librarum imperialium.…eo intellecto et dicto quod
marchiones non teneatur prohibere negociatores per Lunexanam ire nisi
Pontremulenses prohibuerint. …et adtendent salvis sacramenti Pontremoli. (30)
Viene ripetuta il 9/9/1212 la “Concordia” tra i marchesi Corrado e Guglielmo Malaspina da una parte, dall’altra i Milanesi e i Piacentini; in essa le due parti si impegnano reciprocamente ad assicurare nei rispettivi territori l’indennità delle cose e delle persone, a non recarsi offesa, a garantirsi la mobilità, a garantire che non subiscano offese da altri. Inoltre i Malaspina assicurano che interverranno a fianco degli alleati entro 15 gg dalla richiesta e che non faranno pace separata nè tregue se non di comune accordo. Le due città si impegnano ad aiutare i marchesi contro chiunque fino al termine della guerra, se questa sarà condotta di comune intesa, a fornire un congruo aiuto in caso diverso. L’accordo sarà rinnovato ogni 5 anni con giuramento e lo si dovrà inserire nel breve communis di Milano e Piacenza.
Si conviene che i Malaspina metteranno a disposizione dei due
comuni le fortificazioni in valle Staffora, in valle Nizza,in val Curone e val
Borreca con l’eccezione di Oramala; che i mercanti milanesi e piacentini
percorreranno il territorio marchionale passando per le strade della
Valtrebbia, e per tale percorso si concorda l’ammontare del pedaggio,come pure
per quello della strada di Tortona con l’intesa che si faranno restituire ai mercanti
i beni eventualmente loro sottratti ma non il denaro personale. Il 13 settembre
a Piacenza giura Giovanni di Borgotaro, corriere, e il 28 giura Opizzino figlio
di Guglielmo che diverrà poi signore del marchesato di Filattiera. Non viene
nominato Pontremoli a conferma di una ormai definitiva rottura di rapporti col
Comune di Piacenza, anche se il documento non riguarda le zone e le vie
controllate da quest’ultimo in Lunigiana. (31)
Pontremoli |
La pace ed i
rapporti con la Langobardia, sembra possano favorire i rapporti commerciali e
appare un Pontremolese che va a stanziarsi a Chiavenna, tale Oberto, forse
della genia adalbertenga e così si legge che gli stessi consoli investono
Oberto da Pontremoli del fitto perpetuo di un terreno sito nel castello di
Chiavenna “iuxta portam que est versus
Placentiam”. (32)
Ruderi castello di Zeri |
Quindi il 28/4/1229, a Piacenza è “Concordia cartule” tra il marchese Malaspina a nome anche di suo zio Corrado, e il comune di Piacenza rappresentato dal podestà Guglielmo Saporito che agisce anche a nome del consiglio e dei consoli comunali e dei paratici. In essa le due parti si promettono aiuto reciproco nella guerra che stanno conducendo contro Pontremoli:” …ad voluntatem communis Placentie,et guerramet offensiones et pacem cum totum eorum forcia Pontremulesibus et omnis aliis terris et personis ad voluntatem communis Placentie”,stabilendo che se uno concluderà una pace o una tregua, lo farà anche a nome dell’altro.
Il marchese si impegna a fare prestare una consimile
promessa a Corrado e a rispettare comunque l’accordo anche se lo stesso Corrado
non lo rispetterà. I Piacentini prendono il marchese Obizzo sotto la loro
protezione e a richiesta dello stesso marchese Malaspina gli promettono di
difendere ed aiutare lo stesso marchese e le sue terre e i suoi uomini contro i
Pontremolesi e contro ogni terra che vorrà fare guerra agli stessi marchesi.
Il Comune di
Piacenza si impegna a fornire a proprie spese ad Obizzo, 100 soldati che
risiederanno nelle terre del marchese, senza che da ciò derivino acquisizioni
di diritti ai Piacentini o pregiudizi ai Malaspina e salvi i diritti della
Lega, delle città della Lombardia, Marca e Romagna. Indi i rappresentanti delle
due parti prestano giuramento e si decide che il podestà di Piacenza faccia
prestare lo stesso giuramento al suo successore, mentre il marchese farà
giurare tutti gli uomini delle sue terre tra i 15 e 70 anni. (35)
Rocca Sigillina |
La “Concordia cartule” viene ripresa il 12 e
13 agosto 1230 a Rivergaro e Piacenza, ed è “concordia”
tra il marchese Corrado Malaspina e il comune di Piacenza rappresentato dal
podestà Guglielmo Saporito. Questi si giurano aiuto reciproco nella guerra che
stanno conducendo contro Pontremoli o altre città. ”…ipsi Puntremulenses guerram fecerint velin ceperint ipsi
marchioni,commune Placentie iuvabit defendere et manuntenebit ipsum marchionem
de illa guerra,ut supra dictum est.” o persone, eccettuato il marchese
Obizzo Malaspina, signore di Filattiera, nonché di estendere ciascuna parte
all’altra le condizioni di pace o tregue che possano concludersi. Stabilisce
inoltre che il marchese Corrado farà giurare l’osservanza di quanto contenuto
nella concordia a tutti gli uomini del suo distretto e che egli riceverà dai
Piacentini la metà degli uomini che lo stesso comune fornirà al marchese Obizzo.
(36)
Grondola |