venerdì 24 settembre 2021

 Pontremoli e il Registrum Magnum del Comune di Piacenza

Di poi il 6/11/1194 abbiamo i Capitoli della pace tra il marchese Moroello Malaspina e suo figlio Guglielmo. “…iuraverunt pacem et concordiam Placentinis et Pontremulensibus…” che sono giurati alla presenza del vescovo di Piacenza Ardizzone, di quello di Bobbio Ottone, e di altri. I Malaspina si impegnano tra l’altro alla remissione di tutti i danni commessi alla data del “preceptum quod…imperator fecit in Pisanis parti bus”; a concedere libertà di transito, a non far guerra né a passare per il territorio della controparte per fini di guerra, a smantellare il castello di Petracorva e a non consentirne la ricostruzione e di fare altrettanto per Grondola, a non ammettere nel proprio territorio chi intenda muovere guerra ai Piacentini e ai Pontremolesi. “In nomine domini nostri Iesu Christi, amen.Nos marchiones Malespine facimus pacem et tenebimus vobis Placentinis et Pontremulensibus et omnibus vestri comitatus…” Nos Placentini et Pontremulenses facimus pacem et tenebimus vobis marchionibus Malespine et ho minibus vestris,et specialiter Tedaldo de Pontremulo  et hominibus Petre Corve”(25).

Grondola 


Il Campi ne parla a riguardo dei problemi sorti ancora fra Piacentini e Pontremolesi che nel 1194 vennero alle armi e “finalmente si concluse fra essi la pace, la quale nel mese di novembre dell’anno appresso si ristabilì nel palazzo episcopale di Piacenza alla presenza del vescovo Ardizzone, d’Ottone vescovo di Bobbio e de’ consoli della stessa città… (Da Locatelli Umbertus, Historia Placentiae, fol.108)” (26). 

Sempre il 6 novembre 1194 Moroello e Guglielmo, alla presenza degli stessi testimoni, giurano che faranno giurare a Corrado di Obizzo la pace già giurata dai Malaspina con Piacentini e Pontremolesi. (27)

Dopo un anno, Il 17 dicembre del 1195, a Piacenza, troviamo citato un Istrumentum sacramenti   dove Alberto Malaspina, anche a nome di Corrado suo nipote, dà a Piacenza sia il poggio di Grondola col suo castello e tutti gli altri poggi della stessa corte. Giura che aiuterà Piacenza contro Parma e i Parmigiani se questi cercheranno di occupare Grondola. Il giorno stesso giura fedeltà a Piacenza (28). La Curia di Grondola va quindi a Piacenza e non a Pontremoli che ne aveva, come visto, le consuetudini. Di più, nell’atto di ciò non se ne parla e Pontremoli viene citata solo in ultimo “…ad quam tenutam accipiendas iandisctus comes Azo potestas Placentie constituit a parte communis Iacobus Calvum, potestatem Pontremoli tunc electum,nomine communis tenutam tollere et vice communis accepere”. 

Grondola 


Il 18 o 17 marzo 1198 a Piacenza, Corrado Malaspina, figlio del fu Obizzo, conferma la cessione dei poggi della corte di Grondola fatta al comune di Piacenza e per esso al conte Azzone suo Podestà da suo zio il marchese Alberto, nonché gli accordi intervenuti tra lo stesso Alberto e il medesimo Comune. Egli inoltre giura di osservare la pace e l’accordo fatto dal marchese Moroello e da suo figlio Guglielmo con i Piacentini e Pontremolesi. (29)

In virtù degli accordi intervenuti coi Piacentini e quindi anche coi loro alleati, I Malaspina devono poi impegnarsi anche coi Milanesi e il 17/10/1200, abbiamo i Capitoli dell’alleanza tra i Milanesi (rappresentati da Arnaldo di Sopracqua e Corrado Alberio console dei mercanti) e i Piacentini (per mezzo di Rogerio da Sarturano e Lotario Barelli anch’egli console dei mercanti) da una parte, dall’altra i marchesi Malaspina Alberto e suo nipote Corrado figlio del fu Opizone, anche a nome di Guglielmo del fu Moroello, contro Pavesi e Parmensi. Tra l’altro i Malaspina si impegnano proteggere le persone e i beni dei Milanesi e dei Piacentini e dei loro alleati e cioè Bresciani, Comaschi, Landensi e Veronesi, senza concedere loro il passaggio nel caso che intendano muovere contro il marchese del Monferrato; a far guerra ai Pavesi e agli altri nemici di Milano e di Piacenza, ma non al marchese del Monferrato; a impedire il passaggio per i loro territori ai Pavesi e agli altri nemici delle due città. Se Comaschi, Lodigiani e Novaresi vorranno unirsi all’accordo, i Malaspina sono tenuti ad accoglierli. Il patto non pregiudica la fedeltà al vescovo di Bobbio. Compare nell’atto ancora Pontremoli, ma non come alleato, a dimostrazione che ormai i giochi sono fatti e i Malaspina, vassalli di Piacenza, avranno una vita diversa.

Bobbio


Milanesi e Piacentini devono aiutare  i marchesi contro Pavesi e Parmigiani e diversi avversari… Et committent se Placentinis de omnibus discordiis quas habent cum Pontremolensibus et de toto quod aquisiverunt a marchione estensi in Lunexana, ad fatiendum datum et finem quibuscumque et qualitecumque Placentini  dixerint,recepro quod inde defenderunt,ita quod quantitas non excedat sommam  nongentarum quindecim librarum imperialium.…eo intellecto et dicto quod marchiones non teneatur prohibere negociatores per Lunexanam ire nisi Pontremulenses prohibuerint. …et adtendent salvis sacramenti Pontremoli. (30)

 Viene ripetuta il 9/9/1212 la “Concordia” tra i marchesi Corrado e Guglielmo Malaspina da una parte, dall’altra i Milanesi e i Piacentini; in essa le due parti si impegnano reciprocamente ad assicurare nei rispettivi territori l’indennità delle cose e delle persone, a non recarsi offesa, a garantirsi la mobilità, a garantire che non subiscano offese da altri. Inoltre i Malaspina assicurano che interverranno a fianco degli alleati entro 15 gg dalla richiesta e che non faranno pace separata nè tregue se non di comune accordo. Le due città si impegnano ad aiutare i marchesi contro chiunque fino al termine della guerra, se questa sarà condotta di comune intesa, a fornire un congruo aiuto in caso diverso. L’accordo sarà rinnovato ogni 5 anni con giuramento e lo si dovrà inserire nel breve communis di Milano e Piacenza.

 Si conviene che i Malaspina metteranno a disposizione dei due comuni le fortificazioni in valle Staffora, in valle Nizza,in val Curone e val Borreca con l’eccezione di Oramala; che i mercanti milanesi e piacentini percorreranno il territorio marchionale passando per le strade della Valtrebbia, e per tale percorso si concorda l’ammontare del pedaggio,come pure per quello della strada di Tortona con l’intesa che si faranno restituire ai mercanti i beni eventualmente loro sottratti ma non il denaro personale. Il 13 settembre a Piacenza giura Giovanni di Borgotaro, corriere, e il 28 giura Opizzino figlio di Guglielmo che diverrà poi signore del marchesato di Filattiera. Non viene nominato Pontremoli a conferma di una ormai definitiva rottura di rapporti col Comune di Piacenza, anche se il documento non riguarda le zone e le vie controllate da quest’ultimo in Lunigiana. (31)

Pontremoli

La pace ed i rapporti con la Langobardia, sembra possano favorire i rapporti commerciali e appare un Pontremolese che va a stanziarsi a Chiavenna, tale Oberto, forse della genia adalbertenga e così si legge che gli stessi consoli investono Oberto da Pontremoli del fitto perpetuo di un terreno sito nel castello di Chiavenna “iuxta portam que est versus Placentiam”. (32)

Nel 1221 i Malaspina, ormai abbandonata la Valtaro, si stabiliscono in Lunigiana con l’atto definito nella chiesa di Sant’Andrea a Parma, ma vediamo che il clima è cambiato.  I marchesi, ancora potenti, ma vassalli del comune di Piacenza, cercano di insidiare e comunque riavere il territorio pontremolese, come definito nel diploma di Enrico del 1077, e nel tempo occupano Godano e Zeri (33) e si sviluppa l’alleanza con i Piacentini che temono forse il blocco del passaggio sulla Francigena, proprio nel Pontremolese.



Ruderi castello di Zeri


Nel 1226 abbiamo il diploma di Federico II che conferma “Comune Pontistremuli, fideles nostri…confirmamus eis et heredibus  ac successoribus eorum in perpetuum omnes terras…quidquid feudi et benefici…ab utroque flumine Caprie supra, sicut dividentur terre Marchionum Malaspine per illa due flumina…Belvedere cum totacuria,quartam partem Montislongi, Cerri cum totacuria” anche se il Giuliani non sembra volere fare coincidere per ragioni fonetiche Cerri con Zeri, senza però proporre altre soluzioni. 

Ne scrive anche il Campi “Federigo II imperatore, portandosi da Roma in Lombardia e passando per Pontremoli fu ivi da’ Pontremolesi accolto con sommo onore e singolare dimostrazione di allegrezza. Onde, in ricompensa,concesse alla comunità il libero possesso di tutta la giurisdizione cò suoi confini, ed altre grazie, come si può vedere dallo infrascritto privilegio; ed è registrato nello statuto (Liber IV, cap.9) (34)

Quindi il 28/4/1229, a Piacenza è “Concordia cartule” tra il marchese Malaspina a nome anche di suo zio Corrado, e il comune di Piacenza rappresentato dal podestà Guglielmo Saporito che agisce anche a nome del consiglio e dei consoli comunali e dei paratici. In essa le due parti si promettono aiuto reciproco nella guerra che stanno conducendo contro Pontremoli:” …ad voluntatem communis Placentie,et guerramet offensiones et pacem cum totum eorum forcia Pontremulesibus et omnis aliis terris et personis ad voluntatem communis Placentie”,stabilendo che se uno concluderà una pace o una tregua, lo farà anche a nome dell’altro. 

Il marchese si impegna a fare prestare una consimile promessa a Corrado e a rispettare comunque l’accordo anche se lo stesso Corrado non lo rispetterà. I Piacentini prendono il marchese Obizzo sotto la loro protezione e a richiesta dello stesso marchese Malaspina gli promettono di difendere ed aiutare lo stesso marchese e le sue terre e i suoi uomini contro i Pontremolesi e contro ogni terra che vorrà fare guerra agli stessi marchesi.

Il Comune di Piacenza si impegna a fornire a proprie spese ad Obizzo, 100 soldati che risiederanno nelle terre del marchese, senza che da ciò derivino acquisizioni di diritti ai Piacentini o pregiudizi ai Malaspina e salvi i diritti della Lega, delle città della Lombardia, Marca e Romagna. Indi i rappresentanti delle due parti prestano giuramento e si decide che il podestà di Piacenza faccia prestare lo stesso giuramento al suo successore, mentre il marchese farà giurare tutti gli uomini delle sue terre tra i 15 e 70 anni. (35)

Il Campi riporta che nell’anno i Malaspina ormai rafforzati dall’alleanza, occupassero Teglia e Rossano, dopo che i Pontremolesi avevano occupato la Rocca Sigillina e del fatto ne parlano sia il Ferrari che il Giuliani.



Rocca Sigillina


La “Concordia cartule” viene ripresa il 12 e 13 agosto 1230 a Rivergaro e Piacenza, ed è   “concordia” tra il marchese Corrado Malaspina e il comune di Piacenza rappresentato dal podestà Guglielmo Saporito. Questi si giurano aiuto reciproco nella guerra che stanno conducendo contro Pontremoli o altre città. ”…ipsi Puntremulenses guerram fecerint velin ceperint ipsi marchioni,commune Placentie iuvabit defendere et manuntenebit ipsum marchionem de illa guerra,ut supra dictum est.” o persone, eccettuato il marchese Obizzo Malaspina, signore di Filattiera, nonché di estendere ciascuna parte all’altra le condizioni di pace o tregue che possano concludersi. Stabilisce inoltre che il marchese Corrado farà giurare l’osservanza di quanto contenuto nella concordia a tutti gli uomini del suo distretto e che egli riceverà dai Piacentini la metà degli uomini che lo stesso comune fornirà al marchese Obizzo. (36)

Nel frattempo si sviluppa la lotta fra Pontremolesi e Parmigiani contro i Piacentini per Grondola. Nel 1245 è Federico II che ne fissa i confini nell’atto in cui lo cede al Comune di Parma; il Campi ne narra esaurientemente traendolo dall’archivio comunale di Parma. (37)



Grondola 


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