Dopo la Pace di Costanza del 25 giugno 1183 a cui
partecipano il Barbarossa e le città ribelli assieme ad Obizzo Malaspina,
riprendono le lotte fra le varie città del Nord, soprattutto per motivi di
rivalità commerciale. (15)
Il successore Enrico VI, figlio del Barbarossa, morto nel 1190, scende in Italia per cingere la corona, conferma le regalie a Piacenza e prende in due atti, i Pontremolesi sotto di sè.
Il Barbarossa |
Il primo atto è a Lodi, il 21 gennaio 1191, dove abbiamo un accordo tra Enrico VI e Piacentini. Il sovrano li prende sotto la pienezza della sua grazia e conferma le regalie anche se non comprese nella Pace di Costanza. I Piacentini dovranno aiutarlo a mantenere e recuperare i suoi possessi e specie quelli “in podere comitisse Mathildis”, fatti salvi i diritti della Lega. Su richiesta dei Piacentini “Puntremulenses quoque.ad peticionem Placentinorum, in nostram gratiam et protectionem et defensionem, recepimus”, cioè prende sotto la sua protezione anche Pontremoli. Quando sarà incoronato imperatore a Roma, le concessioni saranno rinnovate. (16)
Frattanto continuano le trattative di pace, dove sono
coinvolti anche i Parmigiani, ormai affiancati ai Malaspina e il 25/3 e poi 23/9
del 1191 abbiamo i
termini della pace fra Piacentini, Pontremolesi
e Parmigiani, Oldelberti e Grondolesi. Per i castelli di Specchio e di
Ena, saranno scelti due cittadini di Reggio e due di Milano, ci saranno
giuramenti vicendevoli e verranno restituiti i beni già tolti. “De facto Grondole ita debet esse cum illis
de Puntremulo, quod pax debet esse inter eos et finis de omnibus malelficiis et
dampis atque iniurris datis hinc inde…”
Tra gli abitanti di Grondola e Pontremoli ci sarà lo stesso giuramento
che fra Parma e Piacenza. Grondola conserverà lo stato presente: “Grondola permanente in suo statu…et
consuetudines pontremolensium, quod soliti sunt habere in Grondola,habeant”
e sarà pace con gli Odelberti, a cui si renderanno gli immobili. Sui nuovi
castelli decideranno i medesimi giudici, reggiani e milanesi. (17)
Grondola |
Il secondo
riconoscimento è la Pagina concessionis,
in obsidione Neapolis del 5 giugno 1191
(18) dove Enrico VI, a ricompensa dei
servizi prestatigli, concede ai Piacentini le regalie che essi sono soliti
avere e che non sono comprese nella pace di Costanza; li prende sotto la sua
protezione, si impegna ad aiutarli a recuperare tutti i loro possessi e a fare
giurare gli uomini di Borgo San Donnino e di Bargone che aiuteranno i
Piacentini in ogni guerra. In cambio aiuteranno il sovrano a recuperare i suoi
possessi in Lombardia e specialmente i beni che furono della contessa Matilde, senza
che essi debbano agire contro le concessioni fatte alla Lega Lombarda. Anche i
Pontremolesi per richiesta dei Piacentini vengono accettati in protezione e
grazia: “Puntremolenses quoque, ad
peticionem Placentinorum, in gratiam, protecionem ac defensionemnostram
recipimus”. Giurano i patti i suoi camerlenghi Rodolfo di Sibenech e Enrico
di Lutra. Sono presenti diversi vescovi e duchi.
8 (18) maggio 1192, Crema, i delegati di Brescia e di Milano
ordinano a quelli di Parma e Piacenza con Pontremoli di osservare la pace e di
attenersi alle condizioni che della pace saranno a loro dettate. Per Pontremoli
è presente Achilli consuli et legato Pontremulensium, vice
communis Pontremuli.(19)
Ancora dopo
due mesi,il 15 luglio 1992, Addobbato Butraffo console di Milano, recatosi a
Crema per trattare la pace tra Piacentini, Pontremolesi e Parmigiani, convocate
le parti per l’ottava di S.Pietro, dichiara che i rappresentanti di Piacenza, Pontremoli,
Milano e Brescia erano presenti “…paratos
obedire et adimplere omnia nostra precepta que facere velimus de pace quam de
aliis negociis…”, ma non quelli di Parma e non ne spiega il motivo.(20)
Siamo nel
periodo della Lega lombarda e il 12/1/1194 a Vercelli, i rappresentanti di
Pavia, Cremona, Bergamo, e Como giurano di attenersi alle condizioni di pace
con Milano, Brescia, Piacenza, Novara, Alessandria, Asti, Crema, Pontremoli,
Gravedona, Domassio… e Chiavenna che
saranno stabilite da Drusardo, delegato dell’imperatore. All’atto non paiono essere
presenti i rappresentanti di Pontremoli. Drusardo, nel 1194,
entrato in Italia, fece pubblicare bandi nelle città nei quali comandava la
tregua. Tutti obbedirono salvo i Malaspina e i Parmigiani. (21)
Federico I |
Il Branchi scrive che Enrico VI si incontrerà poi con
Moroello Malaspina, che fatto salvo il rapporto coi Parmigiani, acconsentirà
alla pace.
Continua però
il rapporto conflittuale coi Malaspina, che persa Ena, sono ancora attestati, almeno
formalmente a Grondola e il 7/10/1194 a Pontremoli, i consoli piacentini Giovanni di Malamena e Guglielmo Scorpione
nominano il corriere Cimolello loro procuratore per ricevere dal marchese
Alberto Malaspina il giuramento di attenersi alla pace che il marchese Moroello
farà coi Piacentini e Pontremolesi (non
citato nel regesto) (23).
L’11 ottobre
1994, a Filattiera (24), il marchese Alberto del fu Opizzo Malaspina giura
nelle mani del corriere Cimolello, a ciò delegato dai consoli di Piacenza, che
si atterrà alla pace da firmare
tra suo fratello il marchese Moroello da una parte, i Piacentini e i
Pontremolesi dall’altra.
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